Friday, July 25, 2003


A Silvio

O Silvio,
Rimembri ancora quel tempo della tua vita
Iniziale
Quando il contante fluiva
Nei conti tuoi cifrati e inavvertiti
E tu, lieto e colluso, dal limitare
Di legalità uscivi?
T'amavan l'elvetiche
Banche, e i tuoi seguaci attorno, pel tuo perpetuo versamento, allor che
All'opre televisive intento svelavi assai contento al Gran Maestro di quel
Chiaro avvenir che in mente avevi. Eran gli anni Ottanta: e tu solevi sì
Il governo comprare.
Gli studi leggiadri legali
Talor lasciando con le mazzette adatte che nella repubblica prima con
Grand'arte si spandean lievi e dai cassetti del paterno banco porgean gli
Assegni al suon della tua voce alla laida man veloce che li infilava nella
Capiente tela.
Miravi all'etere intero,
Alle ville dorate come i tuoi corrotti,
E quinci al governo da lungi, e quindi al Colle.
Lingua mortal non dice
Come fondasti l'impero.
Che stallieri trovavi,
Che alleanze ai tuoi albori, o Silvio reo!
Quale allor t'apparia distante
La ventura di essere imputato!
Quando ti sovvien di cotanta speme
Un affetto ti prende
Furioso e spudorato
E ti preme d'abolir magistratura.
O procura, o procura!
Perché non lasci poi
Ch'ella faccia ciò che deve?
Perché cotanto impegni
I fidi togati tuoi?
Tu pria ch'egli inaridisse i cerebri da tutti incoraggiata e spinta,
T'illudevi o tenerella. E non vedevi il fior degli schermi suoi, aggredirti
Al core.
Le dolci lodi del padan cialtrone e dei fascisti nostalgici e corrivi;
Né teco i compagni un dì più vivi, ragionavan d'Amore.
Cupo vedo perir fra poco
La Libertà ch'è dolce. Pochi anni e poi, negherenno i suoi la democrazia.
Ahi come, come passata sei,
Cara compagna dell'Italia mia,
Ora illacrimata speme!
Questo è il mondo? Questi
Gl'impegni promessi ai dementi, onde firmasti un contratto d'assieme?
Questa la sorte delle italiche genti?
All'apparir del vero
Caddero tutt'i pretesti; mentre
Con Mafia Lega e Fascio in mano l'Italia intera in una tomba ignuda
Porterai sì lontano.














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